Dopo una breve pausa, torniamo sulle pagine virtuali di ShenmueItalia con l’angolo dei fan, la rubrica dove la vostra voce è la vera protagonista!

In questo articolo vogliamo mixare due commenti apparsi tra le pagine Facebook di Shenmue Italian Dojo, dove il fan Mirko Pizzi ed lo YouTuber DevilChry hanno dato vita ad una bella discussione.

Mirko Pizzi: “Shenmue è il mio gioco preferito di sempre (immagino come a tanti di voi in questo gruppo) aveva una cura nel dettaglio straordinaria, fu il primo vero titolo che cercava di essere quello che sta diventato lo standard odierno, ovvero una sorta di open world (anche se in realtà aveva una struttura a macro aree per ovvi limiti tecnici dell’epoca) cinematografico con una narrazione sublime, quello che fece rimanere più di sasso, fu la cura nel dettaglio del mondo di gioco, avere NPC tutti diversi, con voce propria e una vita propria, il poter interagire quasi completamente col mondo di gioco, dall’esaminare una quantità di oggetti fuori dal comune, aprire ante, cassetti, interagire coi cabinati in sala giochi e “operare” con diverse attività proposte dal gioco, vivere ogni singola giornata in modo differente, insomma fu davvero una produzione fuori scala che rimarrà nella storia dei Videogames, forse tra quelle 3/4 produzioni più incisive di sempre dell’era poligonale, ma voglio arrivare al punto senza dilungarmi troppo.

Ultimamente sto provando le stesse sensazioni, 20 anni dopo con Red Dead Redemption 2, che a mio parere ha gettato le fondamenta e alzato l’asticella drasticamente nel suo genere di appartenenza, per cura scenografica, ludica e cinematografica, penso che seppur in 2 epoche diverse, forse… e scrivo forse, le 2 produzioni si possano in qualche modo paragonare, dove Shenmue ha scritto la storia per un “nuovo” genere o forse meglio dire una nuova “esperienza” , Red Dead Redemption 2 per la seconda volta la sta riscrivendo, voi cosa ne pensate? Sto forse “bestemmiando” o c’è un qualcosa che in qualche modo li accomuna per impatto nel nostro settore?”

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DevilChry risponde tra le rime: “Bisognerebbe rispolverare il termine “F.R.E.E.” coniato da Suzuki. Quando il maestro partorì la sua opera non vi era nulla di simile o di avvicinabile così dovette inventarsi un “nuovo genere” per poterla catalogare. Ne venne fuori FREE che è acronimo di Full Reactive Eyes Entertainment. La genialata sta nel fatto che tale dicitura non si vincola a una qualche precisa meccanica, come per esempio FPS che si lega allo shooting, o racing game che si lega alle corse, FREE si lega al concept di gioco, anzi, alla filosofia alla base del concept di gioco, trascendendo le singole meccaniche. Punti cardine di questa filosofia sono elementi visivi e “reattivi” (potremmo anche dire interattivi) che hanno lo scopo di immergere, sottolineo immergere, il giocatore nel contesto proposto. Penso dunque che si possa affiancare questa etichetta a ogni gioco che, in un modo o nell’altro, porta avanti e magari pure evolve il concetto di immersione nel contesto.

Quindi per me sì, RDR2 potrebbe essere identificato a modo suo come un FREE, come una variante della formula di Suzuki, ovviamente modernizzata, ovviamente contestualizzata su di una linea temporale, ma pur sempre abbracciata a quella filosofia che Suzuki ha “inventato” nel 1999.”

 

E voi invece, cosa ne pensate? Fateci sapere nei commenti!